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Confini
Fotografie di Roberto Venegoni

La nebbia in pianura padana, nei mesi invernali, è parte integrante del paesaggio,
fredda, umida, quasi tangibile.
La nebbia è il freddo, l'umidità nelle narici, lo sguardo che fatica, il paesaggio che
si chiude per isolare e delimitare lo sguardo, tracciare i Confini.




Il fotografo Roberto Venegoni si interroga fotograficamente e concettualmente su quello che i nostri sensi riescono a percepire e su ciò che soltanto possiamo essere in grado di  immaginare o predire.
All’interno delle fotografie del progetto “Confini” si produce infatti un cortocircuito sensoriale scaturito dalla presenza di un fenomeno naturale quale la nebbia che avvolge e maschera il paesaggio circostante. Ecco così che le fotografie risultano visivamente tagliate in modo orizzontale. In primo piano piano gli oggetti del paesaggio quotidiano diventano gli ultimi “bastione del mondo conosciuto”, i Confini di una realtà nota oltre i quali è possibile soltanto usare l’immaginazione nel cercare di prevedere in cosa potremo imbatterci. Un territorio “oltre” che suggerisce di procedere adagio, abbandonando le proprie certezze al di qua, al sicuro.
La Nebbia, protagonista seducente, cala sul paesaggio e lo fa sparire, lo cancella in una luce grigia smaterializzante.
“….La nebbia è avida di spazio. Ti concede briciole di quello che ingloba, delimita forzatamente i confini, valorizza i dettagli, concedendoti sarcasticamente quelli che più vengono trascurati.
Li rende unici, accattivanti, esteticamente pronti alla consacrazione fotografica.
Le strade, gli edifici e i campi si trasformano in paesaggi che puoi solo immaginare. Un palo, i fili della luce, una stazione della benzina è tutto quello che ti viene concesso. Sono i confini forzati che la nebbia, avida, ti restituisce …..”
Ci si immagina di procedere verso l’interno, verso quella zona semisconosciuta e indecifrabile che sembra però esercitare una tentazione forte sull’immaginazione e la curiosità umana.
Gli spazi del paesaggio reale divengono così spazi mentali da esplorare valicando “I Confini della conoscenza” per approdare nella terra ignota nella speranza di una ricompensa illuminante. Spazi del territorio della Pianura Padana come simbolo di lunghe marce e viaggi nautici o terrestri verso lidi sconosciuti come i migranti dei nostri tempi, abbandonando territori familiari alla ricerca di speranza e mondi migliori
Roberto Venegoni fotografa moderne “Colonne d’Ercole” dislocate nel territorio padano: un cartello stradale mezzo abbattuto, due lampioni relegati ai margini di una strada chiusa, un casolare abbandonato e in disuso, un serbatoio d’acqua in mezzo ad un campo incolto, una montagna di sterco. Non si tratta quindi delle possenti e magnifiche colonne del mito ma di segni urbani decadenti e per niente gloriosi che divengono protagonisti nelle fredde mattine padane.
“…Ci sono luoghi davanti ai quali si passa spesso, luoghi talmente presenti da diventare anonimi  immersi come sono nel caos dei fitti fabbricati dalla pianura. La nebbia ne riscatta il loro valore; isolati dal resto del paesaggio, assurgono a linee di confine oltre le quali tutto è celato, misterioso: il paesaggio padano diventa mentale, non più fisico. Lo senti, lo percepisci ma non lo vedi…”  
(V.P)


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