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Luca  GERLI





Classe 1990, mi sono avvicinato alla fotografia da autodidatta circa tre o
quattro anni fa, in un periodo particolarmente difficile della mia vita. Da
sempre incline a stati d’animo malinconici, ho trovato nell’obiettivo
un’opportunità per trasformare il mio sguardo sul mondo: mi ha aiutato a
ritrovare presenza, consapevolezza e profondità nel rapporto con ciò che
mi circonda. La fotografia è diventata il mio modo di osservare,
comprendere e, in qualche modo, ricostruire la realtà.
Fin da subito mi sono appassionato alla pellicola e allo sviluppo “home
made” dei negativi, affascinato dalla lentezza del processo, dal fascino
dell’attesa e dall’imprevedibilità dei risultati. Fotografavo quasi
esclusivamente nature morte, attratto dal silenzio delle cose e dalla loro
capacità di evocare presenza anche nell’assenza. Con il tempo, però, è
cresciuto in me il desiderio di incontrare l’elemento umano: volti, gesti,
relazioni. È così che la fotografia ha cominciato a farsi racconto,
spingendomi a cercare storie da ascoltare e restituire attraverso lo
sguardo.
Oggi la fotografia di reportage è ciò che sento più vicino a me. Mi apre
porte su mondi diversi, arricchendomi culturalmente e umanamente.
Spesso mi spinge a uscire dalle mie zone di comfort e stimola la mia
crescita, anche fotografica















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