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Catalina FILIP



Andando a curiosare nel sito personale della fotografa Catalina Filip è davvero molto facile restare impressionati in maniera assolutamente positiva dallo spessore e qualità del suo portfolio: fotografie  che sono pure emozioni, sentimenti visivi testimonianti la sensibilissima visione posseduta dalla fotografa e la smisurata passione nutrita per l'arte fotografica e la vita in generale; ogni fotogramma, ogni suo progetto possiede un incredibile carica magnetica capace di catturare il cuore di qualsiasi osservatore si trovi ad ammirare i suoi meravigliosi lavori.
Il progetto Bestselected nelle proprie pagine si pone l'obbiettivo di presentare l'interessantissimo progetto chiamato "Ruralità" della fotografa Catalina Filip, degno a nostro avviso di attenzione e interesse perché dotato di quella capacità che ne sancisce e ne  consacra tutto il valore intrinseco: il riuscire a far scaturire riflessioni riguardo l'uomo, la società e i tempi nei quali stiamo vivendo. Ruralità è l'Italia che lentamente sta scomparendo, è testimonianza di un mondo perduto, è segno di quello che eravamo, delle nostre radici come popolo. La civiltà agricolo-contadina che ha fondato questo nostro paese "moderno" nel quale viviamo, spazzata via dal progresso industriale degli anni '60 rivive genuina nelle immagini di Catalina Filip; i protagonisti, gli attori di questi scatti, divengono custodi di un tesoro di tradizioni rurali e di uno stile di vita incentrato sul religioso rispetto della natura, delle sue leggi e dei suoi tempi stagionali. Scene di vita semplici, condotta all'aria aperta, consumando  prodotti della terra, faticando sotto il sole e nei campi; sembra tutto ormai così distante dalle nostre "consuetudini urbane" giornaliere  scandite da macchine e strumenti ipertecnologici, robot e automazione massiva, internet e realtà virtuale, computer sempre più intelligenti. Può allora capitare di osservare le fotografie di Catalina Filip con occhi velati di una certa nostalgia per una genuinità e naturalità perduta, strangolata, uccisa dalla globalizzazione dell'economia e della tecnica, dalla produzione di massa e dallo sfruttamento intensivo delle risorse naturali
Le immagini della fotografa ci riportano infatti alla mente così la storia di una  società semplice, "pulita" che non produceva inquinamento; rispettosa del mondo e la natura, senza dubbio molto più faticosa e corrosiva del corpo umano ( come lo sottolineano con evidenza i ritratti qui presentati) ma sicuramente  molto meno autodistruttiva e catastrofica di quella nella quale tutti noi oggi, volenti o nolenti, viviamo.
(V.P)




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