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SALVATORE LEMBO
"Cilento"

Titolo: CILENTO
PAGINE: 79
Autore: Salvatore Lembo



PER L'ACQUISTO:  Contattare l'autore https://www.facebook.com/salvatore.lembo



"La fotografia di Lembo e di squisita sensibilità, il suo percorrere i territori in cui vive ed è cresciuto come uomo e come fotografo gli ha concesso mirabili attimi di ritorno alla memoria e forti spunti di riflessioni che ora propone a noi allestendo una sequenza che sottende una delicata narrazione.
È in un certo senso una dichiarazione di affetto o di nostalgia, che però in felici istanti di luce viene fugato dalla vitalità del senso di rinascita e crescita riaffermato da nuovi orizzonti; gli incontri testimoniano una fiducia e una speranza nel futuro senza rinunciare a conoscenza e rispetto per la tradizione.
L'albero nato quasi per caso ai margini della rotabile canta tutta la sua forza vitale, il gregge che incontra la modella milanese che si affaccia dal poster "Ovs" per annunciare nuove aperture o ancora il volto teso del portatore di legna con i suoi forti com- pagni "di soma"... sono salutati e sostenuti dallo sguardo attento di Lembo.
Il paesaggio, nel senso ampio ed esteso del termine, riflette l' "essere paesaggio" del nostro autore; nelle immagini il rigore compositivo si concede alla sorpresa, al intrave- dere segni di presenze e tentativi di riscatto e modernità. La bellezza dei luoghi e della loro morfologia è annotata poeticamente
Questo lavoro oserei dire è una dichiarazione di affetto per la sua terra, è una visione del Cilento dove, quasi come un paradosso le assenze raccontano di molteplici presenze passate, presenti e future.
Lo scorgere sovente automobili non proprio dell'ultima generazione, negli spazi del abitare, come il preferire punti di vista che selezionano gli ambiti reconditi alle facciate e strade principali, in un certo senso vogliono invitare ad un affrontare le cose con tempi lenti.
Una ricerca attenta risulta indispensabile prima di provare a trovare il significato ed il senso delle cose. Ed è quello che propone con l'affezione e la devozione Salvatore Lembo rivelato dal suo taglio fotografico per il suo racconto per immagini.Grazie anche a lui ritroviamo e ci riconosciamo in una terra che ci appartiene, che ci è stata donata e che dobbiamo tutelare e conservare per consegnarla a figli e nipoti."
Libero De Cunzo





 


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NELLA TARANTINO
"We always return"

Titolo: WE ALWAYS RETURN
PAGINE: 150 p., Rilegato
Autore: Nella Tarantino




"Scorrendo We always return abbiamo fatto un lungo viaggio, un viaggio lungo e silenzioso intorno all'anima dell'uomo e dei luoghi. Quanto abbiamo compreso è che siamo indissolubilmente legati alla memoria, cioè a quel cumulo di ricordi di cui è fatta la nostra esistenza Gesualdo Bufalino ha scritto che «senza memoria saremmo immortalis, individuando nella memoria la nostra stessa ragione di vivere, un antidoto contro l'inevitabile caducità umana. Non siamo creature immortali e dunque siamo obbligati a mantenere viva la memoria individuale e insieme quella collettiva. Ci illudiamo di collezionare cose, ma faremmo meglio a collezionare ogni momento della nostra vita: gli oggetti ci sopravvivranno, come ho ammonito in precedenza, i momenti rimangono vivi se custoditi nello scrigno della memoria. Nella Tarantino fa bene a ricordarcelo, é fotografa e dunque affida alla forza delle immagini uno dei più struggenti episodi della nostra identità. Ma un viaggio, perché si dica tale, necessita di un arrivo, di un ritorno. Cosi, come Ulisse individua in Itaca la ragione della sua stessa vita, anche noi, una volta imparata la lezione, dovremmo tendere a una nostra piccola Itaca. Certo, come avverte Kavafis bisogna augurarsi «che la strada sia lunga, fertile in avventure ma è certo che quando torneremo a quella che chiamiamo casa non somiglieremo all'uomo che si è messo in cammino. Questo è quanto ci dice We always return e benvenuta sia la sua lezione e la voce di Nella Tarantino, le cui fotografie ci aggrediscono di bellezza e di pensieri che scavano nella profondità della nostra anima."
Giuseppe Cicozzetti





 


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GIORGIA BELLOTTI
"Blues"

Titolo: BLUES
Autore: Giorgia Bellotti




"Fotografie per conoscersi e comprendersi. L'autoscatto come strumento fondamentale nel percorso verso maggiore chiarezza di sé stessi. Blues è un lavoro che nasce sotto gli influssi dei ricordi di età ed esperienze passate e si concretizza nel presente tramite il corpo , la persona ( quella dell'autrice), che vuole tenere vivo tutto il suo vissuto emozionale ri-interpretandolo con grande senso artistico. Tra reale e surreale le fotografie compongono un percorso affascinante e sempre in continua evoluzione.
"....Mio padre confuso tra le righe blu del divano di casa, la sua chitarra sottobraccio, testa, cuore e mani completamente assorte in accordi e giri armonici. lo, ragazzina, rapita da quella musica che glissava il suono in tonalità minori, soffuse, fuori corda.
blues è la musica che ascoltava e suonava sempre mio padre, già molto prima di questo ricordo mal sbiadito nella memoria. Blues dall'inglese "to feel blue essere malinconici, sentirsi blue.
La malinconia è un sentimento contemplativo, dai confini labili, impossibili da decifrare. Suggerisce - non definisce mai - sensazioni destinate a restare vaghe, sfumate, ovattate, e per questo costringe a interrogarsi, a porsi delle domande.
La malinconia ha probabilmente radici profonde in me, dal tempi di quel divano blu, ma è stato solo grazie alla fotografia che sono riuscita a osservarmi davvero attraverso il filtro del sentimento malinconico.
Questo libro, dal titolo forse anche ovvio, Blues, custodisce le immagini più rappresentative del percorso che negli ultimi cinque anni mi ha portato all'autoritratto. Scatti accompagnati da riflessioni appartenute a determinati periodi della mia vita, personali ma-è la mia speranza - mai autoreferenziali...."
Giorgibel





 


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CHIARA G. LEONE
"Il Corpo inatteso"

Titolo: IL CORPO INATTESO
Autore: Chiara G. Leone
Formato: 22x22 cm


"Il corpo diventa, nella sua ricerca, ponte, direzione, mezzo e strumento sperimentale della prima fase percettiva delle emozioni: imbarazzo, dolore, amore. È il corpo che ci conduce all’anima, oggettivando per primo la nostra presenza nel mondo e diventando carattere e approccio, quindi, al logos nella sua accezione di ambiente, paesaggio, realtà circostante. Il colore diventa strumento indispensabile, quindi, per dire: io sono qui! Così l’uso della pellicola e l’economia che ne scaturisce. “L’economia è la consapevolezza che la legge di questo mondo consiste nella sua finitezza. È nel limite che bisogna scegliere dove poggiare il pensiero e poi lo sguardo, tra alternative possibili”.."





 


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BRUNO PANIERI
"Ma che bella Città"


FRANCESCO SAMBATI
"Bonaccia"

Titolo: BONACCIA
Autore: Francesco Sambati
Formato: 22x22 cm


"La Fotografia di Francesco Sambati è un tributo alla Donna, considerata nella totalità formale ed intima che le appartiene. Simili a carezze, le sembianze assunte da queste Polaroid risultano cariche di affetto e ammirazione nei riguardi dell’universo femminile, raccontato con estrema sensibilità. Una dichiarazione di amore, di rispetto totale ed esemplare che innalza ed esalta la Donna in tutto il suo splendore ed eleganza, collocata all’interno del “rifugio dorato” ed accogliente prodotto dal mezzo Polaroid. Qui, la luce diffusa si “accorda” con l’ombra, nell’evidenziare ed impreziosire alcuni particolari e forme del corpo femminile insieme a caratteristiche profonde e valori distintivi dell’Essere Femmineo, presentato in tutto il suo seducente incanto. Ed ecco il titolo della serie, “Bonaccia”, che allude ad una dimensione di pura calma, di armonia; ad una condizione senza vento o disturbi alcuni, priva di “intemperie” e di Caos mondano."

Vanni Pandolfi



 


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BRUNO PANIERI
"Ma che bella Città"

Titolo: MA CHE BELLA CITTA'
Autore: Bruno Panieri
Formato: 16x23 cm
Pagine: 152



"....Questo libro di Bruno Panieri, fotografo e attento osservatore dei processi e delle dinamiche urbane, racchiude una serie di fotografie ordinate secondo i temi più interessanti per studiare la città contemporanea, utile non solo agli specialisti fotografi, ma anche a chi si occupa di architettura, urbanistica, sociologia e di tanto altro.
Le immagini sono riprese nella periferia romana di cui Panieri è un vero conoscitore. La periferia, vista nei suoi molteplici aspetti infstrutturali e sociali, è l'argomento centrale delle sue riflessioni che sono evidenti nelle immagini dirette e specifiche riferite a ciascun tema, ma che trovano completamento con quelle riferite all'intorno, tanto da suscitare, a chi le guarda, rimandi e ricordi in filigrana che affondano le radici nella narrativa pasoliniana degli anni Cinquanta e Sessanta. La periferia per Panieri sono le periferie perchè sono tante e diverse che sembrano però essere incatenate come i capitoli dei Ragazzi di vita...."

"...Al contrario, la periferia è invece cresciuta - e il libro lo testimonia bene - con un disordine urbano incredibile. Non c'è stato un piano di espansione neppure dopo la prima nascita delle periferie storiche, neanche a distanza di anni. E che dire delle architetture? Certa- mente il tasto è lo stesso, la crescita veloce, a scapito non della bellezza, magari, ma della qualità nel suo insieme. Non è il caso qui di ri- cordare che se la città si è interrotta e perché quegli Dèi, di cui afferma Italo Calvino non si sono ritrovati.
Sarà per pigrizia mentale degli amministratori, degli affari da concludere sempre troppo di corsa, di una classe imprenditoriale - i famosi costruttori romani, tranne qualche ecczione - poco avveduta, così come le pastoie burocratiche e gli urbanisti e gli architetti non sempre all'altezza della situazione ... ed ecco che il libro di Panieri, con le sue foto, assume il valore di un documento.

La parte del libro, la città del Papa e quella delle piazze in periferia, dove l'architettura avrebbe potuto "cantare" per dirla Valéry, se confrontate con le chiese e piazze della Roma storica sono, salvo rarissime eccezioni, deludenti oltre ogni limite. Diconseguenza è d'obbligo una domanda: dov'è quella architettura come seconda natura indirizzata ai fini civili di cui scrive Goethe ? Dove è finito quel "giardino" d'Europa che era Roma e la stessa Italia?"

( Giancarlo Priori, architetto, saggista, giornalista, teorico, Professore di Composizione Architettonica ed Urbana presso la facoltà di Architettura di Napoli, Federico II)




 


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MANUEL CICCHETTI
"Tempo Intermedio"

Titolo: TEMPO INTERMEDIO
Autore: Manuel Cicchetti
Formato: 26x26 cm
Pagine: 215
Fotografie:  130



Ogni trasformazione è destinata ad aumentare i ricordi. Io ho scelto di fissare su pellicola il mondo che ho osservato.
“Tempo intermedio” (2018-2022) è un progetto che nasce dalla consapevolezza che siamo all’inizio di un percorso che cambierà l’ambiente, l’energia, la società, il lavoro e molto altro. Un cammino che, per la prima volta, non abbiamo deciso in autonomia ma che ci viene imposto dalla natura, della quale ci siamo collettivamente dimenticati di far parte.
Possiamo, attraverso un viaggio a ritroso nel tempo, osservare i segni che abbiamo lasciato sul territorio e riconoscerne le singole fasi evolutive. Il progresso economico e sociale ha fuso e stratificato con frequenza sempre più ravvicinata elementi architettonici e tessuto paesaggistico, entrambi segnati da mutamenti radicali della società. “Tempo intermedio” è quel periodo racchiuso tra le trasformazioni che si sono susseguite.

«L’intento di questo approfondito reportage, attraverso l’ambiente, il digitale, il panorama lavorativo, il retail, i trasporti e la comunicazione, è quello di raccontare per immagini i tratti salienti di una trasformazione irreversibile... ...Ed ecco che il suo tempo intermedio - il vero centro vibrante del progetto - rivela la sua natura intangibile, mostrandosi come un tempo sospeso. Un tempo che, una volta catturato, non vuole sottrarsi alla sua stessa vita e che ci chiede di essere guardato e compreso per quello che effettivamente è.» — Denis Curti

«Guardo le foto di Manuel e penso allo sguardo di un alieno che giunto sulla terra disabitata cerca di ricostruire la nostra vita quotidiana usando ciò che gli abbiamo lasciato. Un archeologo intergalattico, affascinato dai nostri centri commerciali, i silos, i parcheggi, le gru, i container. Questo gli stiamo lasciando. Questo siamo noi, spiaccia o meno dirlo.» — Gianni Biondillo

«E qui sta, a parer mio, il principale contributo del progetto fotografico di Manuel Cicchetti: le immagini crude che ha realizzato con ammirevole passione obbligano l’economista, e non solo, a togliere il velo dell’ignoranza e a vedere le ferite inferte ai nostri territori, seguendo decisioni economiche tanto razionali ma poco emotive.» — Veronica Polin




 


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GIULIO DI MEO
"Il deserto intorno"

Titolo: IL DESERTO INTORNO – L’esilio dimenticato del popolo Saharawi
Autore: Giulio Di Meo
Formato: 29,7 x 21 cm (59,4 x 21 aperto)
Pagine: 224
Fotografie:  97
Carta: Patinata Opaca 170g
Copertina: Cartonata Stampata su Carta Patinata Opaca 150g
Sovracoperta: Stampata su Carta Patinata Opaca 150g




“Una storia di dolore, di profughi, di tenacia di chi resiste all’occupazione.
I Saharawi hanno una dignità che include qualcosa di metafisico.
Una storia di impegno, di cittadinanza, per tenere aperta la via al vento, e alle stelle, di questa patria che un poco è anche nostra. Se abbiamo il senso dei diritti e della solidarietà.”
Tom Benetollo

Il deserto intorno è un libro fotografico dedicato ai profughi Saharawi, uno sguardo aperto sulla vita nei campi avvolta nel silenzio spesso assordante della comunità internazionale, silenzio che crea come un deserto intorno alla loro lotta e alla loro esistenza.
In pochi conoscono questa causa, anche se migliaia sono state le foto scattate, le storie raccontate, gli articoli scritti e i libri pubblicati in circa quarant’anni di resistenza. Così come migliaia sono stati i sogni spezzati, i diritti calpestati, le promesse non mantenute.
Le foto sono state realizzate nei campi profughi di El Ayoun, Smara, Ausserd, Dakla, Rabouni e descrivono la fatica, l’orgoglio, la speranza, la lotta, le tradizioni di migliaia di donne, giovani e anziani che vivono da rifugiati nel deserto dell’Hammada.
Dal 1975 centinaia di migliaia di Saharawi trovarono rifugio attorno a Tindouf, città a sud-ovest dell’Algeria, per sfuggire all’occupazione marocchina. Questa zona del deserto del Sahara, conosciuta anche come "il giardino del diavolo", è uno dei luoghi più ostili della terra, una distesa di pietre e sabbia, priva di acqua e di vegetazione.
Qui vivono ancora oggi, in haimas e case costruite in mattoni di sabbia, circa 200.000 Saharawi segnati da un clima avverso, con temperature che in estate superano i 50 °C e in inverno, la notte, scendono sotto lo zero. Una vita resa possibile dagli aiuti umanitari internazionali, nell’attesa di poter ritornare nella propria terra, nella speranza di riconquistare la propria libertà e far sì che questa causa non diventi una delle tante vicende perse nei gorghi del mondo.

Progetto: AFAPREDESA
Oltre a raccontare la vita nei campi profughi nel sud ovest dell’Algeria, questo libro vuole riportare l’attenzione sulla drammatica situazione dei Saharawi, attraverso le testimonianze di Elghalia Djimi, vice presidente dell’Associazione Saharawi per le vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dallo stato del Marocco (ASVDH), e di Abdeslam Omar, presidente dell’Associazione delle famiglie dei prigionieri e desaparecidos Saharawi (AFAPREDESA).
Parte dei ricavati di questa pubblicazione saranno destinati a sostenere le attività dell’Associazione AFAPREDESA, nata nel 1989 come risposta civile e non violenta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo marocchino nei confronti dei Saharawi.
La fotografia, così, diventa non solo un mezzo per informare e sensibilizzare, ma anche uno strumento per coinvolgere attivamente in iniziative concrete e solidali. Il libro, nato dalla collaborazione con Arci e Arcs (Ong dell’Arci), è stato pubblicato a Giugno 2015.




 


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ANGELO ZZAVEN
"le immagini che amo"

Titolo: Le immagini che amo
 
Autore:  Angelo Zzaven
Edizioni Miartè
prezzo: 21 euro + spese di spedizione.


Quasi un anno fa partiva quasi per gioco il progetto #leimmaginicheamo, oggi, emozionato, sfoglio il libro che ne fissa nel tempo le immagini che ho messo insieme in quei giorni. Uno splendido volume che raccoglie le opere di 62 importanti autori, più o meno conosciuti che hanno saputo coinvolgermi ed emozionarmi. Uno spaccato di fotografia contemporanea che offre molteplici spunti di riflessione di sicuro interesse e coinvolgimento. (Angelo Zzaven)


 


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VALERIA PIERINI
"Il libro degli eventi"

Titolo: Il libro degli eventi
 
Autore:  Valeria Pierini,
a cura di Virginia Glorioso,
idf/books, 2021.
Design: Giulia Pasqualin,
editing testi: Roberta Delitala,
assistente post produzione: Foto Discepoli.
Edizione limitata, numerata e firmata a mano.
Misure: 16 cm x 24,8 cm;
rilegatura a spirale;
 
prezzo: 25 euro + spese di spedizione.
PER L'ACQUISTO: E' possibile acquistare il libro scrivendo a: incontridifotografia@gmail.com oppure contattando l'artista a questo link: www.valeriapierini.it


'Una ricerca che potenzialmente potrebbe essere infinita il cui unico limite è quello dello
 
spazio-tempo concedibile ad un volume. Un meta-libro, a cavallo tra il diario scientifico e il diario d'artista.'
 
 
Come raccontare un vulcano e il suo ambiente, tanto antico quanto mutevole? E’ possibile unire la scienza e la pratica artistica? Come si portano queste due forme di conoscenza tra le persone?
 
‘Il libro degli eventi’ è un progetto nato per essere svolto durante una residenza artistica a Catania e dedicato all'Etna. Progetto sfumato a causa della pandemia e attualmente in stand by. Viste le continue chiusure e cambi di regole a causa dell’emergenza sanitaria che impediscono spostamenti e riunioni di sorta, Valeria Pierini e la curatrice del progetto, Virginia Glorioso, hanno deciso di lavorare lo stesso, attivando un crowdfunding attraverso Incontri di fotografia, che ha permesso di produrre il volume.
 
 
RESIDENZA D’ARTISTA SENZA LA RESIDENZA
 
 
In attesa di poter realizzare concretamente il progetto originario, è stato pubblicato un blog, con alcuni capitoli del libro, sul sito di Valeria Pierini, dove, capitolo dopo capitolo, si tiene nota del processo creativo. Il progetto inizia con le riflessioni di Valeria in sede di stesura del progetto di residenza e termina percorrendo una vera e propria 'odissea vulcanica', discostandosi dalla residenza e lavorando propriamente da remoto, sull'Etna sui vulcani che diventano tramiti per accedere alla scrittura meta-fotografica e meta-artistica, un viaggio intellettuale e interiore dell'artista che parla agli altri, di vulcani ma anche del suo lavoro. Una vera e propria residenza d’artista senza il luogo specifico. 'Siamo mutevoli quanto il Vulcano, dunque, certe che lo spirito di adattamento, in questo momento di difficoltà sociale e lavorativa diffusa dalla quale gli artisti non sono per niente esclusi, sia uno stimolo verso un’evoluzione sociale ed artistica consapevoli.'
 Il libro ha degli inserti attacca e stacca e capitoli inediti non pubblicati rispetto al blog.


 


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GABRIELLE DUPLANTIER
"terres basses"

Titolo:  Terres basses
Autore: Gabrielle Duplantier

Data di pubblicazione: 2018
Pagine: 144
90 fotografie in bianco e nero
Dimensioni: 21 x 27 cm
Editore. Lamaindonne

Prezzo: 36 Euro


Una passeggiata in un universo denso e ricco, dove ritroviamo il gusto di Gabrielle Duplantier per paesaggi, ritratti di donne e bambini. Un lavoro fotografico potente e delicato
allo stesso tempo, che non cede mai all'artificio, dove testimonia la vita, i suoi accidenti e le sue gioie, delle sue incertezze e delle sue speranze. L'amore che ha per i suoi cari è sempre lì, permettendo al lettore di entrare nell'intimità del suo entourage, con modestia e dolcezza infinita.
Uno sguardo amorevole che trasforma l'oscurità in luce.


 


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ANGELO ZZAVEN
"La forma dei pensieri"

Titolo:  La forma dei pensieri
Autore: Angelo ZZaven
Testi: Giovanni Chiaramonte
Data di pubblicazione: 2002
Pagine: 60
Dimensioni: 22 x 22 cm
Editore. Lussografica Edizioni, Caltanissetta

Prezzo: 21 Euro
PER L'ACQUISTO: : zzaven@tiscali.it

Nella luttuosa cornice che delimita un quadrato, oltre l’informe trapassare dal nero al bianco attraverso il grigio, si impone la sagoma oscura e funerea di un’urna dal cui interno si irradia il movimento di cinque scalini ombreggiati di foglie.
Inizia così l’intensa sequenza di Angelo Zzaven intitolata La forma dei pensieri.
Un pensiero che non riflette la forma esterna del mondo, un pensiero che non rispecchia la realtà visibile dei luoghi e dei gesti degli uomini quale è stata osservata e descritta sinora dall’appassionata visione di autori come Nicola Scafidi, Enzo Sellerio, Ferdinando Scianna, Giuseppe Leone, Letizia Battaglia, Sandro Scalia.
Il pensiero che muove la fotografia di Angelo Zzaven non vuole essere un pensiero sul mondo o un pensiero del mondo quanto un pensiero che cerca di porsi come pensiero assoluto, come pensiero primo che precede e genera ogni possibile e diversa forma di pensiero.
La sequenza di Zzaven continua così con immagini dove le forme del visibile, una ringhiera, un ramo, un selciato, galleggiano sopra un magma astratto ed informale come distorte proiezioni prive di qualsiasi concretezza e tangibilità: immagini che possono essere realizzate senza      obiettivo e senza macchina fotografica come le straordinarie ricerche di Paolo Monti e Nino Migliori effettuate alla metà del secolo scorso.

Seguendo e superando l’apertura del conterraneo Carmelo Bongiorno verso la rappresentazione dei sentimenti e delle emozioni interiori, Zzaven prende definitivamente le distanze dal visibile e si mette alla ricerca di quel totalmente altro che sembra giacere invisibile al di là degli occhi e che è percebile soltanto al pensiero che è oltre qualsiasi pensiero ed è oltre il pensiero di qualsiasi cosa. Bongiorno rappresenta la realtà guardandola da una dimensione battesimale, contemplandola “attraverso il filtro dell’acqua lievemente increspata”: nelle sue immagini le forme e le figure del mondo appaiono in questo modo sulla soglia del nascere e del morire, tra l’alfa e l’omega della loro esistenza, corpi di luce circondati da un buio profondo senza fine e i luoghi, le persone, le cose non sono rappresentate nell’istante dello loro pienezza, ma sono colte nell’attimo aurorale del loro farsi e nell’attimo mortale del loro disfarsi. Immerso nel nero assoluto, nell’acqua mistica del nulla, da questo punto senza consistenza eppure reale, il fotografo catanese interroga la luce interna che sembra sostenere la vita di tutto ciò che gli appare davanti agli occhi e, grazie a questa luce, nella sua opera più recente a tutto restituisce nome ed esistenza.
Zzaven invece non vede nelle forme del mondo alcuna presenza da preservare, né luce alcuna da custodire o nome da ricordare. L’io dell’uomo, l’identità della persona, si dissolve così nel labirinto senza uscita di un’avvolgente spirale che coincide con il margine ultimo e insuperabile del quadrato. In un’immagine che diventa scrittura noi leggiamo soltanto una parola: me.
Me, non io, non l’uomo e la sua vita come soggetto, bensì l’uomo come vittima di una creazione che si avvolge su se stessa senza inizio, senza fine, senza destino.
 


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MAX HIRZEL
"Corpi Migranti"

Titolo: Corpi migranti / Migrant bodies
Autore: Max Hirzel
Testi: Dagmawi Yimer, Max Hirzel, Grazia Dell’Oro, Federico Faloppa, Pietro Del Soldà.
Data di pubblicazione: 10/06/2021
Pagine: 168
Dimensioni: 24,2 x 16,4
Peso: 650 gr
Rilegatura: cartonato cucito filo refe con dorso a vista
Collana: Portfolio
Isbn edizione italiana: 9788832007398
Isbn edizione inglese: 9788832007442
Prezzo: 30,00


“Nel deserto vidi una tomba, era di una ragazza di Douala, e mi chiesi se suo papà e sua mamma, i suoi fratelli e sorelle sapevano che la loro bimba è là”.
 
Corpi migranti nasce così, dalle parole di un giovane camerunese.
 
Era il 2015 quando l’autore cominciò a documentare i sistemi di gestione dei corpi dei migranti deceduti nel tentativo di raggiungere l’Italia. Partendo dai cimiteri siciliani, per capire dove e come questi corpi sono sepolti, a quanti è stato dato un nome o cosa c’è in mancanza, il lungo percorso di indagine sarebbe terminato, alcuni anni dopo, in un villaggio del Saloum, in Senegal.
 
I frammenti di cui si compone ci mettono di fronte, senza scampo, alla morte di giovani migranti, alla gestione dei loro corpi e a un lutto spesso impossibile.
 
Alla percezione collettiva di fatalità ineluttabile e tragedia inevitabile, questo lavoro oppone una visione scarna di ciò che ruota attorno a questi corpi per rivelare la realtà per ciò che è: quella che l'autore definisce “anomalia”, un'aberrazione che non dovremmo permettere né accettare.
 
Nelle parole di Federico Faloppa: “Corpi migranti ci aiuta a non consumare l’anomalia. Ci chiede di rompere il racconto e le sue geometrie – dell’accoglienza, dei respingimenti, dei resti allineati dalla medicina forense, degli oggetti e delle tracce, della anonima regolarità di bare di zinco e pietre tombali – perché nulla di ciò che stiamo vedendo è commensurabile, duplicabile, incasellabile.”
 
Se l'immigrazione è sempre più un “oggetto politico” che divide in pareri e fazioni contrapposte, il linguaggio “nudo” di queste immagini ci conduce, al di là del rumore abituale, alla responsabilità di essere umani.
 


 


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LORENZO ZOPPOLATO
"Le immagini di Morel"

Titolo: Le immagini di Morel
Autore: Lorenzo Zoppolato
Testi: Lorenzo Zoppolato, Ferdinando Scianna, Denis Curti.
Data di pubblicazione: settembre 2021
Pagine: 70
Dimensioni: formato chiuso cm 22x15 – formato aperto cm 66x15
Peso: 280 gr.
Rilegatura: cartonato cucito filo refe
Editore: emuse
Collana: Portfolio
Isbn: 9788832007459
Prezzo: 28,00 euro


«Le immagini che sembrano uscire da un sogno di Zoppolato. Le sue fotografie sono liriche e fantastiche. Sono eminentemente letterarie.»
 
Ferdinando Scianna
 
 
Questo è un diario di viaggio lungo le strade della Patagonia, fino alla fine del mondo, laddove affondano profonde le radici del realismo magico: qui realtà e immaginazione hanno la stessa consistenza.
 
Non è la somma dei chilometri a tracciare il percorso, bensì i luoghi e i soggetti incontrati, vivi in un tempo dilatato e sospeso, come catturati dagli specchi della macchina infernale inventata da Morel, raccontata nel libro di Adolfo Bioy Casares. Nel suo cammino Lorenzo Zoppolato fa esperienza di luoghi, persone e storie strappati al loro tempo. Passati lontani, soli e senza padroni che li possano adeguatamente ricordare. Futuri distopici dove tutto è ormai perduto, finanche la memoria da cui provengono. L’autore raccoglie gli infiniti pezzi di specchio rotto e li ricompone nelle pagine di questo libro lasciando al lettore il compito di individuare trame, storie e soggetti nascosti.
 
Realtà e immaginazione sembrano trovare vita propria nella struttura del libro nel quale una storia dalla trama lineare convive con un infinito specchio dove il tempo e lo scrittore si guardano riflessi.
 
 
Le immagini di Morel ha vinto il Premio Werther Colonna 2020 di SI Fest – Savignano Immagini Festival.
 


 


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FRANCESCO SAMBATI
"Aphasia"

SPECIFICHE LIBRO:
pagine: 88
formato chiuso 21x28
Rilegatura: Brissura a filo refe nero incollato alla svizzera
Copertina: Carta sirio color 300gr.
Interno: Arena extra white smooth 120gr + Arena natural smooth 170gr
stampa 4+4
Prezzo 40 euro

Testo a cura di Vanni Pandolfi

E’ forte la percezione di un’attesa, accompagnata da profonda riflessione, introspezione ed isolamento consapevole e volontario. Si avverte e sperimenta un tempo sospeso, che non scorre più. Si è presenti fisicamente nel Mondo, nella realtà ma con lo spirito rivolto in una dimensione altra; quella del sé personale, pensando intensamente ed analizzando-si. L’esistenza è messa sotto pesante indagine, utilizzando il presente per ritornare al passato. Vedersi e comprendersi con occhi e mente nuovi, facendo scaturire nuova consapevolezza da dispiegare nel futuro prossimo, nello spazio- tempo da plasmare.  Interni di abitazioni deserti e bui, spiagge selvagge  isolate, luoghi e costruzioni abbandonati divengono così cattedrali e templi laici nel quale fermarsi e naufragare in se stessi.
 
Si sospende tutto; la vita quotidiana e le problematiche occupazioni mondane spariscono totalmente. Non vi sono più orari da rispettare,  né obblighi;  le costrizioni e gli impegni impellenti svaniscono. Tutto si placa, tutto diviene “Io”, il solo protagonista, la sola ragione; che spogliato dalle proprie sovrastrutture e armature accumulate nel corso degli anni, ritrova la leggerezza e la capacità arcaica, ormai dimenticata, del meditare. Aphasìa è espressione di Vuoto, ma un Vuoto colmo di individualità e personalità evidente e necessaria, in attesa di un qualcosa che potrà arrivare soltanto dal profondo del proprio essere.
 
Aphasìa parla di un momento speciale, di un Vuoto che sorprendentemente può condurre alla verità.
 
Le figure femminili, protagoniste della Fotografia di Francesco, appaiono calme e consapevoli di “attraversare” un tempo diverso, come se lo avessero sempre fatto. Da sole, accompagnate soltanto dal proprio essere percorrono un sentiero ignoto restando in ascolto, utilizzando il proprio corpo come presenza tangibile ed evidente, come un’ antenna pronta a ricevere segnali da luoghi sconosciuti. Si è pronti per un cambiamento, lo si attende in un tempo sospeso trovandosi immersi “nell’attimo prima” che può fatalmente  perdurare per una lunghezza non definita, immensa.
 
La delicatezza con la quale Francesco organizza il suo discorso in immagini è meraviglia assoluta ricoprendo con grande cura e attenzione tutti gli aspetti della messa in scena e della produzione tecnica. Tutto quello che mostri in Fotografia, qualsiasi cosa una persona produca proviene dall’interno, diretta emanazione del proprio intimo sentire, filtrata dai sensi prima e rielaborata secondo un processo razionale. Ed allora, osservando e comprendendo queste fotografie, pare risultare così forte l’esigenza per l’autore della costruzione di un Mondo con caratteristiche essenzialmente altre, alternative rispetto a quelle, caratteristiche di quella realtà che viene definita e creduta unica. Aphasìa è la concretizzazione di un desiderio di alterità  incentrata in maggior misura sull’ascolto e la comprensione di sé stessi come indipendenti da tutto il resto.
 
Tendere all’infinito, progredire oltre le barriere innalzate dalla società.
 
Ricercare un metodo per agganciarsi finalmente col Tutto perché se  il corpo, aggregato di particelle, è in realtà unito con tutto quello che lo circonda ed immerso nel grande fiume sub-atomico , la mente necessariamente deve ancora arrivare a intuirlo e contemplarlo.
 


 


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MANUEL CICCHETTI
"Vaia"

Dati Tecnici
Formato: 30 x 24 cm Lingue: Ita, En, Es
Stampa: Offset Copertina: cartonata
Carte: multiple Fedrigoni Tatami e Materica
Rilegatura: Svizzera
Sestini: Si
Cellophanatura: si
Progetto grafico: Massimo Fiameni
Prefazione: Denis Curti
Stampa: Faenza Group





VAIA. Viaggio consapevole dentro un disastro”. Fotografie di Manuel Cicchetti, testi di Angelo Miotto.

Ottobre 2018, Italia del Nord-Est. In poche ore una terribile tempesta di vento e acqua rovescia le foreste scagliando a terra milioni di alberi. I pali dell’elettricità sono sradicati. Vaia lascia un paesaggio buio e talmente desolato da far pensare quasi alle scene di una guerra che proprio in quei luoghi aveva portato tanta distruzione.
L’uomo è ora chiamato a considerare la sua parte di responsabilità.
“VAIA. Viaggio consapevole dentro un disastro” parte da qui. La riflessione sull’opera dell’uomo (prima distruttiva e quindi di ricostruzione) inizia dallo sguardo su quanto accaduto. Uno sguardo inizialmente attonito, e via via più cosciente, sullo scenario che Cicchetti ferma nei suoi scatti in bianco e nero.
Le immagini ritraggono gli alberi ormai caduti; ma quale grido avrebbero potuto lanciare, un attimo prima della fine? Se già la testimonianza fotografica dà voce a quelle piante, il lavoro va oltre, e affida al giornalista Angelo Miotto il compito di immaginare l’ultimo pensiero di RadiceTorta, Fioretto, FustoDritto, Corteccia, TanaFelice e molti altri cui vuole conferire l’onore di un nome proprio, portando al lettore il loro ultimo messaggio, come in una Spoon River dei nostri boschi.

“Mi chiamo Fioretto, perché gli ultimi metri della mia cima sono esili e ondeggiano al vento come se fossi un tiratore di scherma che combatte contro il vento. Quando si placa il soffio riposo, pronto per la prossima sfida. Quei fendenti leggeri ora non sono più, la mia lama è stata spezzata e nessuno potrà più forgiarla di nuovo. Non era lo stesso vento che giocava con me quel giorno, ma un turbine iroso, ho pensato, mentre cedevo di schianto”.


Il libro è insieme un atto di denuncia, un grido fermo contro i soprusi alla Madre Terra, ma anche il riconoscimento dell’immane lavoro che l’uomo - così piccolo nelle immagini rispetto alla maestosità della natura – ha sin dall’inizio compiuto per riparare, pietosamente, come può.

Il volume gode del supporto di The Ansel Adams Publishing Rights Trust, che ha concesso la riproduzione del famoso discorso “Osservazioni alla piattaforma del Comitato per la Convention Nazionale Democratica” tenuto da Adams a Chicago, Illinois il 24 agosto 1968. La riflessione verte anche su quanto, da allora, non sia stato fatto.
 


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VANNI PANDOLFI
"Dittici D'Iran"

68 Fotografie
22×28 cm
n. pag 72
Copertina morbida
Italiano
Prezzo: 19,23 Euro


Ogni dittico infatti è un grumo di significati ed emozioni da decifrare riguardante  vari aspetti "complessi" del Paese Iran e delle persone a me care che lo abitano. Nella forma del dittico le due fotografie finiscono per  dialogare necessariamente  tra loro rivelando ed evocando connessioni, contraddizioni, relazioni di segni e significati allusivi. In questo modo credo infatti si riescano  a  rintracciare in modo piu' immediato ed evidente alcuni aspetti particolari del Paese e dei suoi abitanti.
Ogni dittico poi è accompagnato da un breve testo come supporto, per una migliore comprensione del tutto. Si tratta di piccoli testi descrittivi, riflessioni personali, commenti simil poetici che sono sgorgati dal mio interno osservando le fotografie e ricordando i momenti  e le esperienze vissute.
Passato e presente, religione e secolarismo, tradizione e modernità, naturale ed artificiale fanno da sfondo a quelle esistenze a me care di cui ho percepito i sogni, le speranze, le emozioni, i problemi e le frustrazioni.  E mai in  nessun un altro luogo ho percepito una tale intensità di passione e sete di vita."
 


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FEDERICO ARCANGELI
"Pleasure Island"

Prima Edizione
300 Copie Firmate
23x17 cm
104 Pagine
Copertina rigida in velluto rosso con stampa olografica
Inglese e Italiano
ISBN: 978-88-32108-04-0
Prezzo: 30 Euro


Un pellegrinaggio attraverso il “divertimentificio” italiano. Rimini, capoluogo della riviera romagnola, mecca delle vacanze tricolori, poi mutata in destinazione privilegiata per festaioli, trasgressori, atmosfere erotiche, e fanatici delle discoteche anni Novanta. Scrive Aldo Bonomi, sociologo e autore del noto saggio Distretto del Piacere (Bollati Borlinghieri, 2000) «al centro della rappresentazione la figura chiave del “consumattore”, che interpreta sé stesso all’interno di un immaginario ispirato da stili di vita desideranti, trasformati in merce. L’isola del piacere li rappresenta nelle sue molteplicità anagrafiche, di rituali e di tendenze. Le immagini raccontano di una nuova diversificazione della composizione sociale della filiera delle emozioni e del desiderio.»
 


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WILLY VECCHIATO
"Lanzarote"

prima edizione, 2019
150 copie
21 x 30 cm
48 pagine
Punto metallico
Inglese e Italiano
Linoleografie di Antoine Séguin
Testo di Vasco Ascolini
Penisola Edizioni
prezzo: 25 euro
ISBN: 978-88-32108-09-5
PER L'ACQUISTO: www.willyvecchiato.com


Lanzarote è un paesaggio delle origini. Qui la forza essenziale della natura domina suprema. La mano del sole dà forma e concretezza allo sguardo. L'assenza di luce è tenebra: una paura profonda. Lanzarote è un inno agli elementi che fondano la terra, la ragione d'essere dei sensi sui quali poggiano le fragili intenzioni umane. Come antiche volontà incise sulla pietra e destinate al tramonto. Lanzarote è un epistème e insieme la durata stessa della sostanza primordiale. La vita, in cui sacro e profano si mescolano in un sogno di eternità.

 


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LEIF SANDBERG
"Ending"

Copertina rigida
Misure 24×30  cm
Pagine 96
Testo Bob Hansson
Design Lasse Burell / Hans Malm
Lingua English / Swedish
Prima edizione 2017 – 500 copies
Publicato da Bœcker Books
ISBN 978-91-980548-1-1
Firmato e numerato.
Prezzo € 38

Questo libro è incredibilmente ben progettato. Ha un ritmo e un flusso che sono allo stesso tempo intriganti e avvincenti. La sequenza è impeccabile e non sembra mai esserci un momento di noia in tutto il libro. La cosa più importante è che le immagini non pretendono di avere risposte dirette al lettore. In effetti, dopo aver letto il libro si potrebbe scoprire che hanno più domande rispetto a quando hanno iniziato il libro”. Forrest Soper, Foto-Occhio.

“Le immagini all'interno hanno un aspetto quasi cinematografico. La passione di Sandberg per le arti è evidente. A me vengono in mente Bosch, Bacon, Bergman, Lynch. Scene da incubo e surreali”. Rivista di Robin Titchener Photobookstore.

“Utilizzando liberamente esposizioni multiple, sfocature e altre manipolazioni, Sandberg è andato oltre il letterale nelle sue immagini e si è deliberatamente spostato nel regno del metaforico, dove le sue composizioni espressive agiscono come sostituti dei suoi vari stati emotivi”. Loring Knoblauch, collezionista quotidiano.

Premi
Nominato al Kassel Photobook Award 2017, la selezione degli esperti.
Fotolibro selezionato del 2017 da Photobookstore UK.
Lenculture 2017, 25 selezioni preferite.
Cinque selezioni nella meta-list Schellekens 2017






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