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Matteo CAPONE
"PCCB"









Matteo Capone getta lo sguardo su un territorio che sta vivendo uno spopolamento da molti anni ormai. Luoghi come questi in Italia sono disseminati da Nord a Sud; un tempo centri con comunità attive e produttive, adesso zone sospese, di ritiro, considerate come "altro" rispetto alla modernità e sostenzialmente senza futuro alcuno. Paesi interi ormai "dati per morti" ma che negli ultimi anni a causa di quei gravi problemi che hanno afflitto le Città, pandemia e inquinamento, vengono guardati con riscoperto interesse da molti. L'indagine condotta da Matteo "illumina" questi luoghi per analizzarne le caratteristiche e l'importanza che hanno assunto come "Paesaggio culturale", territori che conservano certe specificità  di epoca passata, conservate e custodite all'interno delle mura cittadine. La Fotografia di Matteo Capone va così a passeggio per le viuzze, le piazze, le stradine di questi piccoli centri urbani di tradizione rurale, incontrando pochissime presenze umane e riscoprendo un passato dimenticato, "non reclamizzato", sempre presente ed ancora non scomparso. Un tempo nel quale l'equilibrio Uomo-ambiente era sicuramente migliore.  (V.P)



Nell'Italia centrale, al confine tra le regioni Lazio ed Umbria, fra il Lago di Bolsena e la Valle del Tevere, si estende una superficie di 6197 ettari denominata “Paesaggio Culturale di Civita di Bagnoregio (PCCB)". Tale zona rientra tra le principali candidature a Sito Unesco del 2022 nella specifica categoria "Paesaggi Culturali”. Essa comprende sei comuni appartenenti alla provincia di Viterbo (VT): Civita di Bagnoregio, Bagnoregio, Lubriano, Civitella d'Agliano, Castiglione in Teverina e Graffignano.
Questo territorio è collocato nella Valle dei Calanchi, una vasta area di roccia argillosa formata nel tempo dall'erosione delle piogge, ed è caratterizzato da un'intensa attività di tipo geomorfologico (frane, eventi sismici, erosione) che rende il paesaggio particolarmente fragile e contribuisce ad un graduale processo di spopolamento. Secondo i dati Istat, infatti, tra il 1961 e il 2021 la popolazione è diminuita mediamente del 25%, raggiungendo un picco estremo del 96,33% se si considera solo la piccola frazione di Civita di Bagnoregio. Quest'ultima, a causa delle sue caratteristiche naturali instabili, venne definita nel 1967 dallo scrittore Bonaventura Tecchi come "La città che muore". Negli ultimi cinquanta anni il numero dei suoi abitanti è calato drasticamente, infatti nel 2022 solo undici persone popolano Civita.
Nonostante ciò questi borghi continuano ad essere delle mete ricercate in quanto si tratta di realtà vissute come un'epoca lontana dalla contemporaneità, sospese nel tempo e dal futuro incerto. Con la candidatura a patrimonio Unesco il concetto di tempo viene messo in discussione: il passato aiuta a riflettere sull'importanza culturale e storica dei comuni in questione mentre il presente offre un'idea sul rapporto tra assenza e presenza della figura umana. Questi aspetti si manifestano nel paesaggio sotto forma di tracce di vissuto umano da percorrere lentamente verso nuovi orizzonti e un futuro possibile di un luogo che non vuole perdere la propria identità.














        


















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