Filippo Macchi è un fotografo, camminatore e autore visivo che lavora sull’intimità tra l’essere umano e il paesaggio. La sua ricerca artistica nasce da una necessità: sottrarsi al rumore del mondo per tornare a sentire. Il suo sguardo non è documentaristico né tecnico, ma contemplativo: usa la fotografia come mezzo per indagare, abitare e restituire la profondità dei luoghi attraverso il tempo vissuto.

Nato negli anni Settanta, Filippo attraversa il proprio percorso esistenziale con passo lento e coerente, trasformando il cammino in pratica filosofica e artistica. I suoi lavori non cercano la rappresentazione, ma la risonanza: ogni immagine è il frutto di un’immersione reale nel territorio, di un’attesa, di un ascolto. La natura per lui non è un soggetto da catturare, ma una presenza con cui entrare in relazione.

Negli anni ha elaborato progetti in cui fotografia, parola e corpo si fondono in forme esperienziali. Tra questi, “Radici e Pelle”, un rito di riconnessione con l’ambiente attraverso la nudità consapevole, e “Abitare Alberi”, una ricerca sull’umiltà del cammino e sull’incontro con l’immobilità vegetale. I suoi interventi nascono in ambienti marginali, silenziosi, lontani dai circuiti turistici: valli nascoste, boschi abbandonati, crinali dimenticati.

Il suo approccio è profondamente personale ma mai autoreferenziale. Si pone accanto alle persone, non davanti. È un testimone, non un regista. Crede nella fotografia come atto di cura e nello sguardo come gesto etico.

Filippo accompagna singoli e gruppi in esperienze di rallentamento e consapevolezza, dove l’immagine che emerge non è quella da mostrare, ma quella da custodire. Vive e lavora alternandosi tra l’Emilia Romagna e le l’Alta Engadina, dove continua a camminare, osservare e farsi attraversare dai paesaggi che ama.